lunedì 6 marzo 2017

POLARE


Partire è facile.
Dentro ognuno di noi si cela il desiderio, seppur remoto, di mollare tutto e ricominciare da zero.
Chiudere tutto, appendere un grandissimo cartello all'ingresso della nostra vita che recita “Mi dispiace, siamo chiusi, oggi e per sempre”.
Quel fremito che calpesta le vertebre mentre infiliamo i nostri resti in una valigia, ci serve solo un motivo valido, uno di quelli che non entrano nei bagagli, decisamente troppo piccolo e delicato.
Infiliamo il nostro motivo nel taschino e partiamo, percorrendo svariati kilometri sull'asfalto rovente.
Visitiamo città, conosciamo persone, ascoltiamo storie, dormiamo quando e dove capita.
C'è un momento, però, in cui la magia svanisce di colpo, le persone non hanno più nulla da raccontare, le città appiattiscono: abbiamo perso la Polare.
Nella mia vita ho sempre avuto periodi di isolamento, giorni in cui escludevo tutti, staccavo il cellulare e mi ritrovavo in qualche bar sperduto, lungo una secondaria poco illuminata a leccarmi le ferite.
Quando però il viaggio inizia sei solo, non per scelta ma per conseguenza, ti ritrovi a pensare ai problemi del futuro, a trovare un lavoro, un'abitazione, un buco giusto dove infilarti a cercare il tuo equilibrio.
Quando si è soli, è meglio tenersi strette le poche persone che si mostrano abbastanza testarde e incoscienti da starci accanto.
Fare di quelle persone la propria stella Polare, quando fuori è buio e la nave oscilla sull'oceano di merda che quel viaggio sta diventando.
Non possiamo tenerci tutto dentro e no, non possiamo affrontare tutto da soli, siamo fatti di carne, sangue e rancore, non di ferro, non di acciaio.
Toccherà fare i conti con noi stessi prima o poi, magari trovare il coraggio di voltarsi indietro verso il punto di partenza, tirare le somme, sospirare e poi andare avanti, proseguendo verso una meta indefinita, che con l'andare del tempo sbiadisce sempre di più.
Scappare dal passato, rincorrere il futuro, affogare nel presente, ma mai affogare da soli.
Quando il buio cala, quando la notte è fredda e intorno a noi è tutto un cigolare, quando ci sentiamo osservati da occhi invisibili e sappiamo con certezza che sotto di noi ci sono i mostri, non resta altro da fare che raddrizzare il timone e guardare in alto, orientandoci con la nostra stella.
Quella stella, unico frangente luminoso, è la nostra salvezza, ci impedisce di smarrire la rotta, finendo altrimenti a picco negli oscuri meandri di noi stessi, dov'è buio, dove il mostro siamo noi.

1 commento:

  1. ...fare come Arcadio Buendia. Cercare buone motivazioni di vita e scrivere i nomi delle cose e delle persone per quando le si dimenticherà

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