martedì 7 marzo 2017

FALLIRE


Odio gli sbagli, gli errori e i fallimenti.
Ma se c’è una cosa che odio ancora di più è la negligenza.
“Ho sbagliato ma..” stronzate.
Non c’è al mondo una scusa valida in materia.
La negligenza è una colpa, una grande macchia in grado di farci sentire ogni giorno più sporchi.
Il problema più grande è che dalla negligenza non si impara, essa non è un errore, è una mancanza.
Che sia mancanza di attenzione, valutazione o rispetto delle norme è una questione puramente soggettiva.
Fatto sta che non si torna indietro e non si impara nulla in quei casi.
La ripetizione di un errore è negligenza, una mancata responsabilità.
Un peso che portiamo addosso e che addosso rimane specie se poi, per la nostra negligenza, terzi subiscono amare conseguenze.
Non c’è un perdono da chiedere, c’è da analizzarsi la coscienza e domandarsi quanto sottile sia la linea tra l’errore accademico e l’errore compulsivo.
I compulsivi sono i peggiori, in mia opinione da abolire: dei  veri e propri campioni di sbaglio coscienti di ciò che fanno e inermi, senza muovere un dito per migliorare o imparare, come se sbagliare fosse loro consentito perché sono abituati a farlo, come se tuti dovessimo capire e dare per scontate le loro brillanti e candide scuse.
Questo è sbagliato. Sbagliare è un diritto, non un maledettissimo dovere.
Si ha il diritto di sbagliare, non si è in dovere di farlo ad ogni costo.
I negligenti credono sia tutto dovuto per loro, credono di essere nati sbagliando e di doverne per questo fare obbligatoriamente uno stile di vita.
Non bisogna cedere per abolire questi atteggiamenti, per estirparli definitivamente una volta per tutte.
Non vanno giustificati: diritto allo sbaglio e dovere di imparare.
E’ questa e solo questa, la logica giusta da seguire.
Siate accademici, mai compulsivi.

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