martedì 7 marzo 2017

CREDICI

Francamente non c'ho mai capito molto sulla questione dei treni che passano nella vita, anche perché di solito io nelle stazioni ci bevo birra.
Carpe Diem .. cogliere l'attimo finché si può .. è tutto qui ?
Correre come cavalli rampanti dietro ad un sogno.. cavalcare l'onda per poi ? Finire nella maggior parte dei casi insoddisfatti realizzando di aver inseguito una chimera. .
Fregatevene di quel magico attimo di cui vi parlano, non c'è niente da cogliere, tanto più che l'inverno è alle porte.
L'intera vita è il nostro attimo, non dobbiamo far altro che, come sosteneva Fitzgerald, tendere le mani verso la luce verde. .
Stare sdraiati su una poltrona aspettando un occasione che ci passa davanti è la cosa più stupida che si possa fare.
Esci in strada accidenti, vivi il tuo attimo. La verità è che l'opportunità è lì fuori, dietro ogni porta che non hai osato aprire.
Vivere di speranza è ridicolo e inconcludente, rimboccati le maniche e creati l'opportunità.
Il tuo momento sei tu, ed è giusto viverti alla grande.
Un giorno ripensarai alla tua vita e dimenticherai le birre, i soldi e persino le donne.
Ciò che vedrai saranno gli attimi sprecati, le opportunità che non hai colto, l'attimo vitale che ti è scorso tra le mani.
Realizzerai ti aver dato il massimo e sorriderai oppure capirai che ti sei perso il meglio, e ti vergognerai di te stesso, ti sentirai uno sputo da marciapiede.
Se hai un talento, una passione o magari un semplice sogno allora apri quel cassetto e portalo a spasso con te, se ti sbatteranno porte in faccia tu ridi di loro, e quando tutto andrà male visualizza i tuoi obiettivi, fatti una birra e riparti da zero.
Sfrutta il tuo attimo perché, per come la vedo io, il tempo corre fin troppo.
Non aspettare l'attimo , esci e dimostra a te stesso di essere l'unico motivo per cui valga la pena correre..
Non crederli, credici

SCRIVETE

         
Scrivere non è affatto facile, io stesso ritengo di non averne ancora colto a pieno il senso.
Un idiota qualsiasi può iniziare a scrivere qualcosa ma ci vuole dedizione e fiducia in se stessi per sviluppare una trama e arrivare al tanto agognato finale.
Il più grande problema è l'autocritica ..
Ci sono pochi scrittori a cui piace al 100% ciò che scrivono.
Personalmente non mi piace mai del tutto ciò che scrivo eppure agli occhi delle altre persone lo stesso lavoro risultata piacevole, talvolta perfettamente apprezzabile.
Il trucco per scrivere e’ semplicemente farlo.
Niente stupide scuse da blocco dello scrittore e favole simili, tutte assurdità. Scegliere cosa scrivere e buttarsi a capofitto, crederci, fino al risultato finale.
Credere nel proprio lavoro è il modo migliore per fare qualcosa.
La fiducia in noi stessi e nei nostri obiettivi è l'unica cosa in grado di aiutarci.
C'è differenza tra scrivere in senso pratico e scrivere nel senso pieno della parola.
Anche un appunto per la spesa è scrivere, questo è innegabile e bisogna accettarlo.
La cosa peggiore che possiate fare, vi capisco, è cancellare frasi o addirittura intere pagine per il solo sentore che stiate sbagliando.
Lasciate che sia un giudice esterno e imparziale a giudicare e allora , solo allora , sarete liberi di MODIFICARE.
TRASFORMARE, CAMBIARE, RIFORMULARE.
CANCELLARE è un caso tanto estremo quanto assurdo.
Distruttivo fin troppo e costruttivo pari a 0.
E, fidatevi, la distruzione è sempre facile e raramente utile ragazzi.
Siate autocritici e costruttivi.
Siatelo per voi stessi.
E non prendiamoci in giro : l'unica cosa che scrivete per voi stessi è il numero della ragazza che vi piace.
Scriviamo tutti per essere letti e non c'è soddisfazione più grande del sottoporre un nostro lavoro a qualcuno, guardarlo annuire e dirci che va bene.
Ed è allora, solo allora, che capirete la differenza tra scrivere e scrivere.
Scrivete, il resto conta poco.

FALLIRE


Odio gli sbagli, gli errori e i fallimenti.
Ma se c’è una cosa che odio ancora di più è la negligenza.
“Ho sbagliato ma..” stronzate.
Non c’è al mondo una scusa valida in materia.
La negligenza è una colpa, una grande macchia in grado di farci sentire ogni giorno più sporchi.
Il problema più grande è che dalla negligenza non si impara, essa non è un errore, è una mancanza.
Che sia mancanza di attenzione, valutazione o rispetto delle norme è una questione puramente soggettiva.
Fatto sta che non si torna indietro e non si impara nulla in quei casi.
La ripetizione di un errore è negligenza, una mancata responsabilità.
Un peso che portiamo addosso e che addosso rimane specie se poi, per la nostra negligenza, terzi subiscono amare conseguenze.
Non c’è un perdono da chiedere, c’è da analizzarsi la coscienza e domandarsi quanto sottile sia la linea tra l’errore accademico e l’errore compulsivo.
I compulsivi sono i peggiori, in mia opinione da abolire: dei  veri e propri campioni di sbaglio coscienti di ciò che fanno e inermi, senza muovere un dito per migliorare o imparare, come se sbagliare fosse loro consentito perché sono abituati a farlo, come se tuti dovessimo capire e dare per scontate le loro brillanti e candide scuse.
Questo è sbagliato. Sbagliare è un diritto, non un maledettissimo dovere.
Si ha il diritto di sbagliare, non si è in dovere di farlo ad ogni costo.
I negligenti credono sia tutto dovuto per loro, credono di essere nati sbagliando e di doverne per questo fare obbligatoriamente uno stile di vita.
Non bisogna cedere per abolire questi atteggiamenti, per estirparli definitivamente una volta per tutte.
Non vanno giustificati: diritto allo sbaglio e dovere di imparare.
E’ questa e solo questa, la logica giusta da seguire.
Siate accademici, mai compulsivi.

ASTRONAUTA

         
Di solito non dedico nessuno dei miei articoli, odio davvero ogni forma di dedica.
Tuttavia, stavolta, dovrò remare contro me stesso e dedicare quest'articolo all'uomo più coraggioso che io abbia mai conosciuto, a quell'uomo che tutti, ma proprio tutti, dovremmo essere.
Mio nonno credeva negli uomini più di quanto io possa solo immaginare di fare, ed io ho creduto in lui sino alla fine.
Il cancro se l'è portato ed è salito sul treno di non ritorno, per onorarlo non vi parlerò dello stramaledettissimo treno, ma del percorso che ha seguito prima d'arrivarci, non parlerò mai della fine senza un inizio onorevole.
Nonno era strano, quel tipo d'uomo che non riesci mai ad inquadrare, quel tipo d'uomo che non potrai mai capire fino in fondo, quell'occhiata sfuggente a cui è difficile attribuire un significato proprio.
Ciò che non dimenticherò mai era il suo ostinato tentativo di trovare il buono dove nessuno riusciva.
Dopo anni sono entrato nel suo vecchio laboratorio e ciò che ho visto non è stato altro che un cumulo di polvere, uno spesso strato di polvere che nascondeva gelosamente quello che a tutti può sembrare vecchio.
Che si trattasse di radio rotte, televisori, vecchie antenne o anime deturpate, mio nonno raccoglieva tutto dai secchi dell'immondizia, prendeva tutto ciò che era considerato rotto, vecchio e inutilizzabile e lo trasformava, rendendolo perfetto e funzionale.
Ho capito chi realmente fosse mio nonno solo dopo la sua morte, forse avrei dovuto capirlo prima, mettere il naso in quel piccolo sgabuzzino e comprendere fino in fondo non ciò che era, ma ciò che ambiva a far diventare.
Grazie a quell'uomo ho capito cosa significhi lottare per qualcosa.
Qualcosa di rotto, qualcosa che magari non c'appartiene, qualcosa che non è nostro, qualcosa che neanche ci interessa, eppure esiste.
L'esistenza di quel qualcosa spingeva mio nonno a renderlo qualcosa di migliore, anche solo con un cacciavite, magari con una spolverata, forse ha capito prima di tutti che l'apparenza è solo un dettaglio.
Sono fiero di aver conosciuto e condiviso grandi momenti con una persona del genere, purtroppo io non so vedere il buono che lui trovava in tutti noi,forse quel buono neanche c'appartiene del tutto.
Ma Donato mi ha insegnato che quel buono, seppur nascosto sotto spessi strati di emozioni negative, esiste.
L'esistenza di quel buono è una responsabilità, l'esistenza di quel buono ci autorizza a lottare fino alla fine, fino all'ultima vite, fino a non saper più rimettere i pezzi al loro posto.. fino ad inventarcelo un posto adatto per ognuno di loro.
Io vorrei tanto diventare come lui, spassionato fino alla fine, seppur con una gran testa dura.
A volte, la notte, ripenso a quello stanzino, e non bado più alla polvere, non bado più alle ragnatele che fanno da albergo a famiglie di ragni ormai.. in quello stanzino io vedo una grande fiducia nell'uomo.
Fiducia che fa rumore, fiducia che lotta per ogni singolo granello di polvere, fiducia che ha ispirato fiducia.
E chi sono io per non seguire quel meraviglioso consiglio?
Come posso non udire rumori di cacciavite e imprecazioni che si susseguono fino al raggiungimento dell'obiettivo?
Io non sono nessuno, una piccola formica all'ombra di quel gigante che era la sua fiducia.. e quanto è difficile fidarsi al giorno d'oggi?
Mio nonno, con quello stanzino, ha presentato all'uomo un modello differente, il modello di colui che ha l'ardire di lucidare le scarpe al mattino, senza buttarle via col passare della moda, ed io sono fiero, davvero fiero di quell'uomo.
A volte manchi nonno, ma trovo sempre il coraggio di riparare me stesso, con la forza d'animo che tu m'hai ispirato, e che ispiri a tutti noi giorno dopo giorno, in questa corsa senza fine, e magari senza traguardi.
So solo che un giorno, tra un pit stop e l'altro, troverò anche io il coraggio di lucidare le mie scarpe, e allora ti vedrò lì, al mio fianco.
Le azzurre iridi che divorano le mie non dimenticherò mai quel ricordo, che porterò sempre nel cuore.

A Donato: il nonno, il padre, l'uomo, tutto il resto non importa.

IL CORRIDOIO DELLA CECITA'

          
La vita dell'essere umano si racchiude in una corsa.
C'è chi corre per i soldi, chi per il potere, chi per arrivare a fine mese, c'è persino chi corre al contrario per mostrare il suo anticonformismo.
C'è da tenersi occupati, chi si ferma è perduto.. ma è davvero così?
E se corressimo perché non sappiamo stare fermi?
Magari lo facciamo perché non abbiamo un posto dove stare, perché non siamo mai riusciti a collocarci, perché siamo incapaci di accontentarci.
Quante volte camminando avete evitato di guardare il senzatetto?
Quante volte lo avete deliberatamente ignorato convincendo voi stessi che non avevate tempo?
Magari in realtà avrete pensato “E se fossi io quello lì?” e il solo pensiero vi ha fatto rizzare i capelli, avete allora deciso di correre.
Correre per salvarvi, come se un mostro vi rincorresse, correre per non finire per strada mangiati e sputati fuori dalla stessa società di cui fate parte, che nutrite, che osannate, che continuate ad odiare, giorno dopo giorno.
Questo articolo è dedicato a chi ha paura di star fermo, a tutti coloro che non hanno ancora trovato il loro posto dentro o fuori dalla società.
L'articolo è rivolto a te, che non ti guardi a destra e a sinistra per paura di vedere, a te che hai degli occhi che non hanno mai visto, mossi da un cervello che ha paura d'attivarsi, sospinto senza posa dall'ansia che chiami paura.
Dio benedica gli uomini veri, quelli che aspettano al semaforo, che hanno smesso di contare il minuto, quelli che arrivano tardi, che adorano starsene impalati a pensare.
Dio benedica quel barbone sotto al ponte, che per quanto possa sembrare povero, è riuscito a collocarsi, e ha tanto tempo per guardarsi intorno.
Che l'uomo prenda coscienza di ciò che può o non può accettare, che smetta di guardare solo dritto, che cominci a guardarsi intorno uscendo dalla linea retta, che scelga di vedere aldilà dell'ipotetico cammino tracciato, che evada dal corridoio della cecità assoluta.
Beato l’uomo che ammazza il tempo prima che sia il tempo ad ammazzare lui.

lunedì 6 marzo 2017

ODIATEVI

Chi l’ha detto che l’amore è un diritto ?
Dov’è scritto che l’amore è una meta da raggiungere?
L’amore è amore, la birra è birra, la morte è morte e così via.
Esistiamo e basta, dovremmo già ringraziare o maledire un Dio non ben definito per questo privilegio senza scelta.
Ci sono persone cattive, oh sì che ci sono.
Oltre le righe di un blog, oltre il puerile bullismo scolastico, oltre il mondo delle droghe, che Dio le benedica tutte.
Il mondo è un mostro popolato da mostri.
Facile fare i buonisti su Tumblr, ma lì fuori è Darwin che detta legge.
Darwin, non Baricco, non Bukowski, non Benji e Fede, Darwin.
Ho dormito per strada con persone disperate e vuote, era come se non avessero più nulla all’interno, non un solo briciolo di coscienza, non una sola venatura d’amore o vanità, vuote e basta, con il solo istinto di sopravvivenza.
Ho trascorso molti giorni con loro, mi hanno insegnato molto, mi hanno insegnato a tenere integri i pochi pezzi che mi restavano, ma nessuno di loro badava ai sentimenti.
I sentimenti sono un lusso, l’amore è un’utopia.
Ci sono uomini che hanno mentito e tradito, donne che disperate sono andate via, sono scappate, li hanno semplicemente rimossi.
Passare dal Ti amo al Non Esisti è un attimo, un battito d’ali, un secondo mal speso, una parola detta nel momento sbagliato.
L’amore non è per tutti, l’amore non conta un cazzo quando lo si proclama da uno schermo o da un Tablet.
Non si valorizza un sentimento senza conoscerne l’opposto.
Amate gli altri, amate voi stessi, non posso crederci, non voglio credervi.
Avete mai odiato voi stessi?
Vi siete mai odiati per davvero ?
Dovreste iniziare.

POLARE


Partire è facile.
Dentro ognuno di noi si cela il desiderio, seppur remoto, di mollare tutto e ricominciare da zero.
Chiudere tutto, appendere un grandissimo cartello all'ingresso della nostra vita che recita “Mi dispiace, siamo chiusi, oggi e per sempre”.
Quel fremito che calpesta le vertebre mentre infiliamo i nostri resti in una valigia, ci serve solo un motivo valido, uno di quelli che non entrano nei bagagli, decisamente troppo piccolo e delicato.
Infiliamo il nostro motivo nel taschino e partiamo, percorrendo svariati kilometri sull'asfalto rovente.
Visitiamo città, conosciamo persone, ascoltiamo storie, dormiamo quando e dove capita.
C'è un momento, però, in cui la magia svanisce di colpo, le persone non hanno più nulla da raccontare, le città appiattiscono: abbiamo perso la Polare.
Nella mia vita ho sempre avuto periodi di isolamento, giorni in cui escludevo tutti, staccavo il cellulare e mi ritrovavo in qualche bar sperduto, lungo una secondaria poco illuminata a leccarmi le ferite.
Quando però il viaggio inizia sei solo, non per scelta ma per conseguenza, ti ritrovi a pensare ai problemi del futuro, a trovare un lavoro, un'abitazione, un buco giusto dove infilarti a cercare il tuo equilibrio.
Quando si è soli, è meglio tenersi strette le poche persone che si mostrano abbastanza testarde e incoscienti da starci accanto.
Fare di quelle persone la propria stella Polare, quando fuori è buio e la nave oscilla sull'oceano di merda che quel viaggio sta diventando.
Non possiamo tenerci tutto dentro e no, non possiamo affrontare tutto da soli, siamo fatti di carne, sangue e rancore, non di ferro, non di acciaio.
Toccherà fare i conti con noi stessi prima o poi, magari trovare il coraggio di voltarsi indietro verso il punto di partenza, tirare le somme, sospirare e poi andare avanti, proseguendo verso una meta indefinita, che con l'andare del tempo sbiadisce sempre di più.
Scappare dal passato, rincorrere il futuro, affogare nel presente, ma mai affogare da soli.
Quando il buio cala, quando la notte è fredda e intorno a noi è tutto un cigolare, quando ci sentiamo osservati da occhi invisibili e sappiamo con certezza che sotto di noi ci sono i mostri, non resta altro da fare che raddrizzare il timone e guardare in alto, orientandoci con la nostra stella.
Quella stella, unico frangente luminoso, è la nostra salvezza, ci impedisce di smarrire la rotta, finendo altrimenti a picco negli oscuri meandri di noi stessi, dov'è buio, dove il mostro siamo noi.

NON GRIDO

Sono un ventenne che si tiene più o meno informato sull'attualità attraverso i fatti di cronaca, verificando le fonti e perché no, condividendo e dando la mia opinione quando si tratta di lanciare un messaggio positivo.
Stamattina ho trovato la raccolta firme per portare la legge a favore dell'Eutanasia in Parlamento, ho firmato e ho condiviso ai contatti, fin qui tutto bene.
C'è chi ha aderito, chi mi ha detto che non era d'accordo, chi non mi ha affatto risposto, ma non è di questo che mi preoccupo.
Voi direte a questo punto "Sì vabbè, taglia a corto" e invece io taglierei voi.
Un bel gruppo di persone, senza un perché apparentemente logico mi ha accusato gravemente dei seguenti peccati:
-Guardare le Iene
-Essere un pecorone come tutti gli altri
-Essere un rosso
-Essere un "sinistronzo".
Ora, di norma, non mi sento di essere prolisso e passo sopra a certe vicende, dicendo a me stesso che sono gusti politici magari.
Ma nello specifico caso mi avete rotto le palle.
Voi dovete capire che siete maledettamente ignoranti, dei disfattisti che persino il principio basilare di vita o morte devono rifiutare a priori, insultando chi guarda un programma tv o chi segue un partito politico.
Mo, fondamentalmente, a me le Iene non piacciono e la TV tantomeno.
Non sono schierato politicamente perché io, a differenza di molti che cliccano per fare politica e sputano merda su tutto nascondendosi dietro la libertà di parola, non mi sento abbastanza affine ad un determinato partito politico.
L'essere tendente a sinistra non ha edulcorato la mia capacità logica, l'essere a sinistra non mi fa odiare tutto perché così va di moda e ancora l'essere a sinistra non mi autorizza ad essere maleducato in nome della Democrazia.
Cosa cazzo c'entra la morte di un uomo con la politica, riuscite a spiegarmelo?
A darmi del caprone è stata una ventunenne diplomata, a darmi del sinistronzo un neo-diciottenne.
Mi dispiace solo che la vostra vita sia già diventata frustrante all'estremo, perché è evidentemente questo il problema.
Anche voi vi siete adeguati all'urlare contro tutto perché vi hanno inculcato in testa quattro preconcetti del cazzo, uno più incoerente dell'altro.
Volevo augurarvi di restare come siete e portare questo vostro modo di fare nel mondo del lavoro, vorrei augurarvi di entrare nel mondo dell'istruzione e della sanità, non vedo l'ora di vedervi Giudici e Magistrati.
Se proprio devo vedere il collasso morale della nazione sarete VOI ad applicarlo con le vostre mani, e capirete, quando l'odio, come sabbia vi scivolerà dalle mani e sarà tutto ciò che vi resta.
Mangiatevela la sabbia di tutto ciò che calpestate, fate terra bruciata e crescete dei figli, che tra trent'anni lo voglio vedere lo Stato Democratico.
Non sono abituato ad urlare, perché ciò che so l'ho letto nei libri, l'ho imparato girando la nazione e lavorando, parlando con persone, partecipando e portando qualcosa di buono nel cuore dei poveri cristi che siete abituati a calpestare.
Voi però siete abituati agli ordini, alle imposizioni, volete sentirmi gridare.
E invece no, col cazzo, io non grido.
Io ve lo scrivo e basta che siete ignoranti.

SCRITTORE UN CAZZO


Sapete cosa?
L' immaginario di uno scrittore nel mondo odierno è una gran puttanata, con rispetto parlando.
Salvando chi pubblica libri e chi gestisce blog, come ho da poco iniziato a fare, il resto vive davvero di merda.
I Ghostwriter si ritrovano a scrivere articoli su come applicare un cuneo anale per guadagnare due euro, e se falliscono vengono anche trattati da cani.
Dico ciò per spiegare che ho fatto un errore, e tanti altri come me.
Scrivere per accontentare i capricci di articolisti viziati che trattano gli scrittori come operai filippini sottopagati.
Ragazzi noi scriviamo.
Uniamo le parole per creare frasi che fanno ridere, piangere, cazzo fanno avere un orgasmo se collocate nel modo giusto.
Facciamo la cosa più semplice del mondo, nel 2017 sappiamo scrivere, bel traguardo.
L'unica cosa che ci consola è che noi lo facciamo meglio degli altri, questo perlomeno è ciò che ci ripetiamo guardando il nostro blog del cazzo.
Questa dovrebbe essere la presentazione del mio blog, tra l' altro, quindi vedete di farvela piacere.
No, non darò consigli su make-up o su come migliorare la vostra vita, non so come farvi perdere peso e non so come cazzo facciate a non scopare quando ormai praticamente ve la sbattono in faccia.
Sono qui per lamentarmi e sputare merda sopra al mondo e questo è quanto.
Se la cosa vi disturba protestate pure.

venerdì 20 gennaio 2017

REM

Non esiste alcuna branca della scienza che giustifichi la sofferenza.
Non parlo della sofferenza immediata, quella tangibile fatta di lacrime e graffi.
Parlo di quella sofferenza che a distanza di anni continua a tenerti ingabbiato, e si ripresenta ogni notte con il conto da pagare.
Un conto sempre più salato, mentre sei sempre più al verde, con le tasche vuote e le suole consumate,
Ci sono conti che non si possono pagare, ci sono colpe troppo gravi per essere perdonate, peccati atroci che mai verranno espiati.
Abbiamo ancora troppe notti da passare svegli, troppe occasioni per svegliarci di soprassalto e stare male, per agonizzare,
Vorrei dirvi che la vita è bella, vorrei davvero promettervi che si troverà una soluzione a tutti i mali, ma siamo onesti, quando il male siamo noi nessuno potrà pagare al nostro posto.
Quando sei il cattivo della storia continui a farci i conti, ogni volta che viene raccontata.